L'attuale cappella di Santa Maria del Porale è una piccola chiesetta costruita dagli abitanti del luogo utilizzando i resti dell'antica cappella che scomparve, in epoca imprecisata, assieme al monastero Cistercense di cui faceva parte. Al suo interno un solo altare in marmo della metà del XX sec., sopra il quale è collocato un blocco di calce proveniente dall'antica chiesa; sull'arricciato di questo è dipinta Maria S.S. con il sacro bambino ed ai lati i santi Giacomo e Filippo. Secondo alcuni studiosi l'affresco , ottimamente conservato, è databile intorno al 1446 e ridipinto nel XVII secolo. Nel presbiterio a sinistra la grotta di N.S. di Lourdes; la balaustra dell'altare è tutta in marmo.
Al centro sopra la porta d'ingresso della cappella, una corona romanica con al centro una Croce raggiata e in basso un angioletto; il tutto in pietra dura è sicuramente appartenuto all'antico monastero Cistercense.
Il 10 agosto 1905 venne alzata sul campanile una campana donata da Luigi Balbi.
L'Abbazia del Porale
La storia dell'Abbazia del Porale inizia agli albori del XIII secolo quando, il 13 giugno 1208, il vescovo di Tortona, accogliendo la richiesta dell'abate del monastero Cistercense di Rivalta Scrivia, gli concede licenza di edificare una chiesa con monastero presso la fontana chiamata Perogallo, nel territorio della Pieve di Borgo Fornari.
Il monastero del Porale fù quindi una affigliazione di quello di Rivalta Scrivia
La domanda di costruzione fu giustificata da un duplice nobile fine: quello di offrire ospitalità e assistenza ai viandanti che percorrevano la via romana Postumia Anteriore, importante strada di comunicazione tra Liguria e pianura padana, e prestare servizio religioso agli abitanti del luogo e dei villaggi limitrofi.
Inoltre la presenza del monastero garantiva sicurezza lungo la strada a quel tempo infestata dai banditi.
Il ritrovamento, durante gli scavi per l'ampiamento della strada per Tanadorso, di antiche fognature e resti ossei appartenenti all'antico cimitero del monastero cistercense, fanno ritenere che gli edifici dell'Abbazia fossero posizionati nella zona delle attuali case del Porale (case della Rosa).
I monaci del Porale, seguendo la regola Cistercense, davano grande importanza al lavoro manuale; in poco tempo trasformarono i boschi circostanti in terreno prativo e coltivo, accettarono conversi laici che si occupassero dell'allevamento del bestiame della coltivazione delle terre, della cura dei prati, dei vigneti e castagneti compresi nel vasto territorio in possesso dell'abbazia.
Il monastero in breve raggiunse un'ottima fama ed incontrò i favori di esponenti di importanti famiglie: il 25 giugno 1212 Simone Doria, prima di un viaggio a Roma, donava quaranta Genovini; il 28 febbraio 1214 Enrico Doria, entrando a farsi monaco, assegnava una somma all'Abate Giacomo; nello stesso anno, il 27 Giugno, Giovanni di Voltaggio nel suo testamento lasciava venti soldi al monastero.
Nicolò Doria, nel 1215, donava quattro tavole di terra sulla spiaggia di S.Matteo in "Carrubbia", Girardo di Pareto nel 1228 lasciava al monastero quaranta soldi; molti altri nel tempo donarono soldi e beni al monastero di "Santa Maria di Perogallo", nel 1234 certa Giovanna moglie di Ingone lire 3 "pro rimedio anime sue", Orsa Savona lire 60 e i suoi panni da letto ed indumenti per il fratello Enrico e Giovannino monaci in Perogallo........
Si narra che in uno dei suoi tanti viaggi, vi abbia soggiornato anche Dante Alighieri
I Pontefici Romani favorirono moltissimo il monastero del Porale al quale offrirono protezione.
Innocenzo III° nel 1212 concesse all'Abbazia del Porale la "libertas romana" che tra l'altro assicurava la completa indipendenza dalla giurisdizione del vescovo ordinario, in questo caso il vescovo di Tortona, compresa l'esenzione da decime e altri gravami.
Onorio III° nel 1217, confermava al monastero del Porale i possessi che già aveva nei territori di Voltaggio, Borgo Fornari, Fiacone, Cipollina, Parodi, Tortona, Novi, Bergamo, in val Borbera, in Colombina, Pocapaglia, Pietralba e Ronco. Il monastero possedeva anche una cappella in Arquata
Nonostante il godimento di questi possessi sembra che i monaci non vivessero in stato di agiatezza poichè nel 1239 l'abate Giovanni prese a mutuo la somma di 10 lire dalla cattedrale di S.Lorenzo in Genova, per procurare delle vesti ai monaci e pagare i debiti precedentemente contratti.
Nel 1330, a causa della sua povertà, l'Abbazia del Porale fù temporaneamente esonerata dal pagamento della tassa dovuta alla S.Sede, tassa che fù saldata nel 1349.
Nel 1390 l'abate in carica fù scomunicato per non aver pagato, nei termini prescritti, le tasse dovute alla Camera Apostolica e al Collegio dei Cardinali
Antiche denominazioni che citavano il monastero del Porale: Perogallo, Peroallo, Preallo, Perallo, Pervallo, Porà nel 1500 e 1600 e Porale(Puà) dal 1700 in avanti.
Tra gli abati del Porale: Giacomo(1214), Giovanni (1239), Lanfranco (1268) e D.Manfredi nel 1401.
Non si conosce l'epoca precisa in cui i monaci abbandonarono il monastero, tuttavia si può supporre che sia stato abitato per lo meno fino alla metà del 1400.
Il monastero del Porale fù soppresso ad opera del Pontefice Sisto IV; con bolla del 27 ottobre 1481 unì l'abbazia del Porale al monastero di San Teodoro in Genova.
I Canonici Lateranensi di S.Teodoro tennero per proprio uso il monastero del Porale e i suoi possedimenti per quasi due secoli, fino al 14 aprile 1642 anno in cui ne fecero vendita al conte di Ronco Scrivia, Napoleone Spinola, per 15.000 lire.
Nell'atto di vendita erano compresi tutti i possedimenti legati al monastero esclusa la cappella di Santa Maria, soggetta alla chiesa di Ronco.
Un atto a parte per la definizione degli obblighi relativi alla Cappella di Santa Maria del Porale: i Canonici Lateranensi si presero l'impegno, in perpetuo e a loro spese (riservarono a tal scopo un reddito annuo di 16 scudi e 100 lire), a farvi celebrare una messa festiva e a mantenerla in buono stato.
Come somministratore delle somme necessarie all'officiatura e manutenzione della cappella fu incaricato il conte di Ronco e i suoi successori, i quali dovevano essere indenizzati totalmente dai monaci di S.Teodoro delle spese sostenute. Nel 1759 la cappella, ormai ridotta in pessime condizioni, fu restaurata con lavori per una spesa di 317,5 lire, la somma fu pagata il 9 maggio 1760 dal canonico Filippo M.Di Negro al marchese G.B. Spinola della contea di Ronco, il quale aveva anticipato lo stesso importo nelle mani degli uomini incaricati di eseguire i lavori.
Con la rivoluzione francese e il tramonto del regime feudale rimasero inadempiuti gli obbligi sottoscritti nel 1642 e gli abitanti della zona del Porale dovettero addossarsi sia le spese per l'officiatura della S.Messa che della manutenzione della cappella.
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